Il gruppo rappresenta una risposta molto efficace da contrapporre al bisogno di appartenenza e ai sentimenti di isolamento e abbandono, in parte perché il bisogno di appartenenza è un aspetto comune e necessario al processo di maturazione individuale. Da anni svolgo la mia attività all’interno di un progetto di gruppo volto alla promozione del benessere individuale, alla prevenzione e alla ricostruzione esistenziale di giovani adulti che hanno attraversato o stanno attraversando varie problematiche psicologiche (sintomi di natura psicotica; disturbi della personalità; difficoltà d’integrazione; isolamento; ecc.). Il piccolo gruppo può essere considerato un luogo sicuro che permette alle persone di sviluppare, esprimere e generare nuove consapevolezze su di sé, sul mondo e sulle relazioni.
Le attività di gruppo e il gruppo in sé rappresentano un’occasione di crescita per ogni essere umano. L’importanza di questo strumento è convalidata in diversi campi, da quello terapeutico all’ambito educativo. In ogni gruppo, come in ogni esistenza, c’è qualcosa di unico ed irripetibile. Come ci ha prospettato la psicologia della gestalt e la teoria del campo di Lewin, “il gruppo è qualcosa di diverso dalla somma delle sue singole parti”. Il gruppo può essere visto come un macrocosmo o un microcosmo da cui partire per un lavoro psico-educativo sia a livello individuale che relazionale. Metaforicamente possiamo immaginare il gruppo come una persona singola, ricca di pregi e difetti, luci e ombre. In questa prospettiva in quanto membri di un gruppo, ogni capacità, difficoltà o emozione di un altro membro ci appartiene almeno in parte e ciò costituisce un arricchimento per noi e per l’altro.
La terapia di gruppo è una forma di psicoterapia effettuata in un setting gruppale.Nell’approccio della Gestalt, i partecipanti al gruppo lavorando nel qui e ora mettono in gioco oltre alle proprie esperienze emotive, anche le dinamiche relazionali e le necessità individuali che emergono nel confronto/rispecchiamento con l’Altro. Come per ogni forma di terapia, anche per il gruppo terapeutico vale la condizione imprescindibile del segreto professionale: Ogni contenuto emerso rimane nel gruppo. Elementi cardine del lavoro terapeutico di gruppo sono: Condivisione; Apertura; Comunicazione Efficace; Sospensione del Giudizio; accettazione di sé e dell’Altro; Presenza (intesa come stare nel qui e ora prestando attenzione al proprio mondo interno e contemporaneamente al gruppo).
Fasi del Gruppo
Il gruppo, dal momento della sua formazione alla sua conclusione, compie un percorso che può essere schematizzato in fasi:
- la fase iniziale;
- la fase dell’individualità e dell’individuazione;
- la fase introspettiva;
- la fase dell’autenticità e della persona;
- la fase conclusiva.
La fase iniziale è quella della costituzione del gruppo. Paragonandolo ad un bambino possiamo dire che esso non nasce al momento del concepimento, ma è necessario un periodo di formazione, quindi è necessario un setting specifico in cui il gruppo possa iniziare a lavorare insieme e quindi “nascere”. La terapia di gruppo diventa il “contenitore” all’interno del quale poter nascere e crescere insieme.
La fase dell’individualità e dell’individuazione riguarda l’espressione dei singoli membri del gruppo. Il terapeuta userà tecniche di lavoro gruppale che aiutino le persone ad esprimersi. Si tratta di un aiuto alla presentazione di sé. Il tema principale di questi primi incontri è “l’esistere”. Infatti, ogni partecipante dovrà dimostrare a sé stesso di poter esistere nel gruppo, e per far questo dovrà trovare il suo modo particolare, nel rispetto delle sue caratteristiche e necessità personali (ruolo, tempo, spazio intrapsichico).
La fase introspettiva inizia dopo che si è conclusa quella precedente. Qui emergono vissuti e storie personali legate all’infanzia e all’adolescenza, quindi la necessità è quella di creare un lavoro di gruppo che permetta ai singoli partecipanti di condividere i loro vissuti su queste tappe. È anche una fase adolescenziale del gruppo in quanto entità, ed è in questa fase che il gruppo inizia ad interrogarsi su temi fondamentali della sua esistenza, ogni gruppo ha una sua storia e dei nodi da sciogliere. Essendo una fase delicata perché ricca di contenuti emotivi, è necessario che il terapeuta alterni al lavoro di gruppo e con il gruppo, momenti di ascolto empatico individuali e scambio di feedback tra i singoli membri, in modo da accompagnare tutti i partecipanti, nell’elaborazione dei vissuti. Spesso è necessario frammentare questi lavori e cadenzarli in più incontri, o altre volte lasciare che tra una fase del lavoro e l’altra ci sia un tempo di metabolizzazione dei contenuti nel rispetto delle tempistiche individuali.
La quarta fase è quella dell’autenticità e della persona. IL gruppo è ormai adulto, la quota d’intimità e di introspezione aumenta cosi come aumenta la fiducia e la capacità di utilizzare le dinamiche emerse tra i partecipanti come motivazione alla crescita personale. La vergogna e la paura decrescono e quando questi contenuti emergono entrano in pieno nel lavoro di gruppo. Le dinamiche sono inevitabili, ogni membro può proiettare parti di sé, della sua famiglia di origine, sugli altri. Il terapeuta ha qui il compito di accogliere tali proiezioni, comprenderle e con l’aiuto del gruppo, restituirle alla persona in modo che possa riviverle e superarle. Si tratta di un passaggio fondamentale nella vita del gruppo perché consente la riappropriazione dei propri sentimenti ed emozioni, in poche parole della propria realtà. Questo processo libera noi stessi e gli altri da ruoli pre-definiti dall’infanzia, consentendoci di essere noi stessi in modo autentico. I condizionamenti assumono in questo modo un valore nuovo, divenendo delle solide basi dalle quali partire per il nostro percorso di crescita e trasformazione.
La fase conclusiva segue il percorso naturale del gruppo, che raggiunta la meta per cui è stato costituito necessità di una chiusura ed eventualmente di una diversa continuità. Non esiste una tempistica determinata, ma la definizione e ri-definizione del gruppo prevede anche la chiusura di un ciclo per aprirne un altro. Lo scopo primario del lavoro di gruppo è di portare quanto appreso all’interno del gruppo nella vita di tutti i giorni.
Le tecniche
Il gruppo quale strumento di lavoro permette di lavorare su più fronti. Dalla sua costituzione alla sua conclusione è possibile seguire molteplici linee di intervento all’interno del percorso terapeutico. Il punto di partenza è sempre aumentare le strategie di coping e la resilienza, superare la vergogna e la paura, confrontarsi con l’Altro in maniera fruttuosa per la propria crescita personale. Partendo da questo obiettivo generale possono essere utilizzate tecniche che seguono un ideale percorso di vita miranti alla costruzione di “senso” delle esperienze dei singoli. Le esperienze più impattanti per i singoli membri riguardano l’infanzia (ciò che mi è successo, cosa ho fatto, come sono stato), il presente (cosa mi sta succedendo, adesso cosa faccio, come sto) e le prospettive future (comprensive di paure, incertezze e angosce).
Seguendo queste linee generali, all’interno della cornice della gestalt, è possibile usare tecniche appartenenti a settori diversi: psicodramma, giochi di ruolo, teatro terapeutico, espressione corporea, training affettivo, scrittura creativa.
L’elemento terapeutico per eccellenza è la “condivisione della sofferenza”. La sofferenza nasce e si rafforza quando è rilegata alla dimensione individuale. Nel processo del gruppo emerge la forza guaritrice della condivisione. Spesso è affidato al sintomo il compito di rivelare il malessere psichico sottostante, ma grazie alla condivisione all’interno del contenitore gruppale è possibile ridare dignità al sintomo.