“Sii come sei, in modo tale da poter vedere chi sei e come sei. Abbandona per un attimo ciò che devi fare e scopri ciò che realmente fai.” -Fritz Perls
I disturbi dell’umore, detti anche disturbi della sfera affettiva, implicano un insieme di sintomi che, nel loro raggrupparsi, danno vita a condizioni molto differenti tra loro, ma accomunate da un’alterazione del tono dell’umore. Tale alterazione è considerata patologica quando crea un marcato disagio nel funzionamento psichico, fisico e sociale della persona.
La depressione costituisce, dopo i disturbi d’ansia e gli attacchi di panico, il disturbo psichico più diffuso. La sua incidenza è più elevata nel sesso femminile, a causa delle alterazioni ormonali che si possono registrare durante alcuni momenti del ciclo vitale della donna, quali: gravidanza, allattamento, menopausa. Spesso, ma non sempre, il periodo che precede l’insorgenza della depressione è caratterizzato da forte stress e sovraffaticamento. Tra i fattori scatenanti possiamo rintracciare sia caratteristiche legate all’ereditarietà, sia condizioni di stress esterni (situazione lavorativa per esempio), e in questo specifico periodo situazioni generali che costringono la persona entro limiti prima mai considerati modificando all’estremo il proprio stile di vita (il Covid-19).
Non tutte le fluttuazioni dell’umore sono da considerarsi patologiche, anzi, nella vita è normale che il nostro umore si modifichi in relazione agli eventi sia esterni (lutti, perdite, malattie, cambiamenti importanti) o interni (crisi, scelte, riattivazioni di traumi). Tali fluttuazioni implicano il prendere contatto con noi stessi, essere in grado di accettare il dolore e la tristezza che ci caratterizza in un dato momento. Spesso il contatto con il dolore riporta a galle le ferite infantili che nella frenesia della vita siamo riusciti a tenere sotto stretto controllo fino a rimuoverle per un lungo lasso di tempo. Altre volte lo stato di tristezza è una condizione che conosciamo cosi bene tanto da non immaginare una vita senza. In entrambi i casi c’è una situazione di mancato equilibrio: nel primo non diamo attenzione al mondo interno, ai nostri bisogni e ci buttiamo nel mondo esterno fino al “momento di rottura”. Nel secondo caso la centratura esclusiva sul nostro mondo interno non ci permette di vedere ed apprezzare il mondo, ci sentiamo soli perché escludiamo, più o meno inconsapevolmente, tutto ciò che ci circonda. In entrambi i casi, il cambiamento, vissuto come impossibile e inimmaginabile, causa angoscia e quest’ultima spesso rende difficile chiedere aiuto. In altri casi è la vergogna a bloccare la richiesta d’aiuto nell’illusione che con il tempo le situazioni possano cambiare.
Durante il percorso terapeutico, la persona è accompagnata dal terapeuta in un viaggio alla scoperta di sé, e proprio in questo viaggio è possibile trovare nuove motivazioni per decidere di cambiare.
Gestalt e Tecniche nel trattamento dei disturbi dell’umore
Nell’ambito della Gestalt vengono utilizzate varie tecniche che permettono il contatto con il proprio mondo interiore per riattivare lo slancio verso l’esterno.
Una parte del lavoro è diretta all’individuazione delle tensioni interne all’individuo, all’individuazione degli obiettivi di primaria importanza, fino all’emergere di eventuali conflitti che bloccano la persona in una fase di stallo. Grazie a questo lavoro è possibile portare alla luce parti di sé ferite, e allenare la persona nell’auto-accudimento di esse. Il nucleo del percorso prevede la destrutturazione dei pensieri catastrofici, processo necessario per lasciare spazio al nuovo modo di percepire sé stessi e il mondo in modo da riprogettare la propria vita.
In una seconda fase, individuati gli elementi disfunzionali, utilizzando tecniche immaginative, si aiuta il paziente a creare opportunità nuove che destabilizzano l’equilibrio preesistente. L’attenzione è sempre focalizzata sul qui ed ora, il passato e il futuro, qualora si presentino, hanno una definizione tempo-spaziale ben definita. In questa fase molto utili sono le tecniche di mindfullness.
In ultimo, è necessario ristabilizzare e integrare i contenuti emersi. Come in ogni crisi è necessario ricompattare, eliminando il superfluo e installando nuove abilità. Il nuovo sarà il condensante emotivo-motivazionale dal quale partire per riformulare la propria esistenza. In questa fase è possibile usare le tecniche base della terapia della gestalt: la sedia vuota e il gioco delle parti per entrare nelle potenziali situazioni stressanti.
Lo scopo della terapia è di ristabilire il contatto e integrare l’esperienza in modo che il cambiamento possa fluire.