Dott.ssa Maria Rita Vecchio
Disturbi di Personalità

Disturbi di Personalità

Per un gestaltista la personalità è quel modo relativamente stabile e particolare che abbiamo di organizzare gli elementi cognitivi, emotivi e senso-motori della nostra esperienza. Tali caratteristiche di personalità sono relativamente stabili nel tempo, fondano contemporaneamente l’ambiente e il nostro senso d’identità”. Possiamo definirli come processi latenti che, in un’ottica gestaltica, modulano il modo di stare al mondo della persona interferendo con la sua modalità di contatto attraverso i meccanismi di resistenza e di adattamento, sia modulando l’utilizzazione dei vari sistemi di sostegno, ne emerge un problema di contatto e, in parallelo, della percezione di sé e del mondo (Delisle, 1992). 

I tratti caratteriali di per sé non sono patologici. Tutti noi abbiamo una “corazza” (Reich, 1930) che inizia a formarsi già dalla più tenera età sulla base degli input ambientali ai quali siamo, già dall’utero, sottoposti. 

Non vi è patologia quando si tratta di tratti caratteriali: “essere sognatori e creativi non vuol dire essere schizoidi” (Delisle, 1992). Possiamo parlare di disturbo o meglio di funzionamento non funzionale, quando le manifestazioni sono esagerate e distruttive e/o limitanti per il soggetto e le persone del suo ambiente

Quando si parla di tratti di personalità è bene sottolineare il concetto di flessibilità: il tratto come abbiamo già detto è stato di per sé funzionale per la nostra sopravvivenza per un determinato periodo, ma nel corso dei fisiologici cambiamenti della vita è necessario dilatare lo sguardo per poter intravedere possibilità nuove, soprattutto quando la “corazza” inizia a soffocarci o a essere non funzionale per il raggiungimento del nostro benessere e quello di chi ci sta accanto. La gestalt è un approccio “globale” ed è nell’intervento trasformativo globale che essa dà il meglio di sé. 

“la patologia è il risultato dell’incontro al confine-contatto di un organismo con le sue forze, le sue debolezze, le sue eccedenze, i suoi deficit e di un ambiente portatore di elementi nutritivi e tossici per questo organismo”. 

Comunque, un disturbo di personalità è l’espressione di una dinamica psicologica a lungo termine e non è limitato a episodi passeggeri o in risposta a circostanze eccezionali. 

In accordo con il quadro descritto da Delisle, all’interno del percorso terapeutico, è necessario individuare e lavorare su alcuni aspetti che caratterizzano il tratto di personalità rendendolo specifico e disfunzionale per l’individuo. Nello specifico si esaminano:  

  1. Meccanismi di resistenze e di adattamento (confluenza; introiezione; retroflessione; proiezione; deflessione);
  2. Funzioni di contatto (contatto/interruzione del contatto);
  3. Transizioni fenomenologiche;
  4. Sistemi di sostegno (interpersonale; cognitivo; biologico);
  5. Posizione sulle polarità di base;
  6. Modalità relazionale: Transfert/Controtransfert.

All’interno del percorso terapeutico è possibile perseguire alcuni obiettivi specifici sulla base della specifica richiesta d’aiuto e della valutazione fatta durante il colloquio di assessment:

  1. Modificare modalità obsolete e disfunzionali;
  2. Accettazione delle proprie caratteristiche e peculiarità;
  3. Creazioni, Acquisizione e Assimilazione di aspetti di sé nuovi o ancora inesplorati;
  4. Rinforzare le aree della personalità funzionali allo sviluppo personale.

Quando parliamo di Ciclo di Esperienze, ci riferiamo a una sequenza organica che si può riferire a ogni momento della nostra esistenza e alla quale è intimamente associata la nozione di consapevolezza. Il ciclo dell’esperienza può essere più o meno chiarito dalla consapevolezza, e più lo è, più il funzionamento è ottimale, più l’esperienza immediata è soddisfacente e ci permette di avere presa sugli eventi che si svolgono al confine-contatto. 

Nell’incontro terapeutico, il gestaltista utilizza costantemente questo ciclo e ciò gli permette di osservare i modi di fare esperienza della persona e di agire in modo tale da restaurare una maggiore fluidità, laddove il passaggio da una fase all’altra è irregolare o avviene bruscamente.

Il Ciclo dell’esperienza Organismica

Si evince che la situazione ottimale, da un punto di vista organico, è quella di completare, e successivamente distruggere, le differenti figure che emergono nel campo della percezione. Per completare intendiamo permettere che tali figure si stacchino nettamente dal fondo dell’esperienza, distruggerle/destrutturarle, implica un’azione sull’ambiente esterno o interno in modo da appagare l’esigenza originale, lasciandola così attenuarsi per far posto ad altro. 

Il nostro modo di simbolizzare le sensazioni è modellato dalla percezione che abbiamo di noi stessi, dalla nostra storia pregressa. La vita quotidiana ci fornisce numerose occasioni di non completare alcuni dei nostri cicli di esperienza. Così come è indispensabile la capacità di completare il ciclo, altrettanto indispensabile è la capacità di interromperli con consapevolezza. Non sempre il funzionamento è ottimale, per questo il terapeuta interviene per ridare fluidità al ciclo

Il confine-contatto è sempre in attività, ma in mancanza di consapevolezza i meccanismi di adattamento diventano “resistenze al contatto”. Ognuno di questi modi di regolazione possiede, dunque, un elemento adattivo e uno difensivo. Come abbiamo detto precedentemente, le funzioni di adattamento/resistenza al contatto sono: Introiezione; Proiezione; Deflessione; Retroflessione; Confluenza. Le funzioni di contatto sono i sottosistemi dell’apparato senso-motorio mediante i quali agisce il confine-contatto. Nei momenti di eccitazione, pericolo, nel quotidiano, i sistemi di sostegno sono potenzialmente presenti. Certe persone li utilizzano male, scarsamente o per niente. Le disfunzioni del confine-contatto sono sostenute allo stesso tempo ricorrendo a modi di resistenze e astenendosi dal ricorrere ai propri sistemi di sostegno o utilizzandoli in modo tale da mantenere il malessere. Si può dunque parlare di una relazione sistemica sostegno-consapevolezza-contatto.

Il DSM-5

Il DSM-5 raggruppa i disturbi di personalità in 3 clusters (A, B, e C), sulla base di caratteristiche simili. 

Cluster A 
Comportamenti: Strano/Eccentrico
Paranoide (Diffidenza e sospettosità)Schizoide (disinteresse negli altri)Schizotipico (idee e comportamento eccentrici) 
Cluster B Comportamenti:Drammatici, Emotivi o StravagantiAntisociale (irresponsabilità sociale, disprezzo per gli altri, inganno e manipolazione degli altri per guadagno personale) Borderline (intolleranza allo stare soli e disregolazione emozionale)Istrionico (ricerca di attenzioni)Narcisistico (sottostante disregolata e fragile autostima e grandiosità palese)
Cluster C Comportamenti: Ansiosi o PaurosiEvitante (evitamento del contatto interpersonale dovuto a rifiuto di sensibilità)Dipendente (arrendevolezza e necessità di essere accudito)Ossessivo-Compulsivo (perfezionismo, rigidità ed ostinazione) 

Sintomatologia

Secondo il DSM-5, i disturbi di personalità sono principalmente problemi con

  • Auto-identità (questi problemi possono manifestarsi come un’immagine di sé instabile o come un’incoerenza nei valori, negli obiettivi, e nell’aspetto);
  • Funzionamento interpersonale (in genere si manifesta come fallimento nello sviluppo o nel mantenimento di relazioni strette e/o con insensibilità nei confronti degli altri).

Trattamento

Il trattamento per eccellenza per i disturbi di personalità è la Psicoterapia nell’ottica dell’acquisizione della consapevolezza delle proprie difficoltà e della motivazione al cambiamento. Tali disturbi spesso coesistono con altri disturbi clinici quali: disturbo depressivo, ansia, uso di sostanze, disturbi psicosomatici, disturbi alimentari. Questa combinazione può rendere il trattamento più lungo e impegnativo.

Riferimenti Bibliografici

Polster E., “Psicoterapia del quotidiano”, Erickson, Trento, 2006, pag. 67

American Psichiatric Association, “DSM IV Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”, Masson, Milano, 1999

Bizzarri M., Dal sostegno ambientale all’autosostegno: l’Esperimento in Gestalt, “Caleidoscopio”, No.2

Bowlby J., “Una base sicura. Applicazioni cliniche alla teoria dell’attaccamento”, Raffaello Cortina, Milano, 1989

Delisle G., “I disturbi della personalità”, Sovera, Roma, 1992

Lorenzini R., Sassaroli S., “Attaccamento, conoscenza e disturbi di personalità”, Raffaello Cortina, Milano, 1995

Polster E., Polster M., “Terapia della gestalt integrata”, Giuffrè editore, Milano, 1986

Perls F.S., Hefferline R.F., Goodman P., (1951), “Gestalt Therapy, excitement and growth in the hunman personalit”y, Julian press, N.Y.C., (trad. It): “Teoria e pratica della Psicoterapia della Gestalt, vitalità ed accrescimento nella personalità umana”, Roma, Astrolabio, 1971.