“Quando l’ombra si alzò su di me, soffocando ogni mio respiro, mi sentii perduto; quando mi travolse, il mondo intero si fece nebulosa, e la luce del giorno fu sommersa da perenne eclissi; quando l’ombra mi lasciò andare, ero esausto, ma compresi ch’essa abitava gli abissi più profondi di me stesso, e io ne ero il genitore” (Davide Stocovaz)
La Paura
La creatura che perde il sentimento della paura si trova sull’orlo del precipizio… è destinata alla morte (G.C. Jung).
Il termine paura deriva dal latino (pavor/paveo=essere sbigottito). “Pavire” significa “battere la terra”, ed infatti, quando siamo colpiti dallo spavento il corpo viene scosso. L’immagine classica della paura consiste nel battere i denti e i piedi, un tremore che invade la persona impaurita, per dire che il colpo di paura ci scuote, proprio come la terra dopo un terremoto continua a tremare per assestarsi.
Ansia, fobie e panico rientrano nella categoria della paura. Essendo un’emozione primaria, essa è funzionale (cosi come i suoi derivati) in quanto ci esorta, in una situazione pericolosa, a mettere in moto reazioni difensive: attacco/fuga/congelamento, ecc. La paura segue l’ansia: è un’emozione maschera, indossiamo la paura dopo aver visto qualcosa che non riusciamo a comprendere, una scossa che parte dal basso.
Come tutte le emozioni, anche la paura è funzionale perché ci guida con prudenza verso territori che non conosciamo. Ma la paura, come le altre emozioni, diventa disfunzionale quando diventa esagerata e patologica: in questo caso la paura blocca il nostro cammino limitando le nostre esperienze.
Già negli anni 20’ è stato evidenziato che la paura può essere appresa (esperimento del piccolo Albert). Si tratta di un fenomeno conosciuto come “condizionamento”.
La paura è un’emozione precoce, già dai 6 mesi si presentano specifiche paure nel bambino (per esempio la paura dell’estraneo). I genitori allenano i bambini a riconoscere le situazioni pericolose in modo da attivare particolari risorse e strategie nei casi in cui queste si presentano. In altri casi, però, la paura passa da una generazione all’altra in maniera quasi inspiegabile: si parla allora di paure apprese e trasmesse in modo istintivo dal genitore al figlio.
Perché la paura si presenta al di là di un reale pericolo?
La paura, in quanto emozione primaria, occupa uno spazio importante nel nostro corpo e nelle nostre fantasie: permea i ricordi aiutandoci a fare previsioni su eventuali pericoli futuri. I ricordi si scrivono nel nostro corpo, sentiamo a pelle le emozioni, ed è grazie al corpo che i ricordi-informazione ci aiutano a riconoscere i pericoli e a mettere in atto la strategia più adeguata. Anche se non sempre il ricordo ha una chiara traduzione logico-razionale.
Le radici della paura: il Doppio e l’Ombra
Cosa realmente ci spaventa? Cosa ci fa Paura?
Come abbiamo visto la paura è un’emozione essenziale, fa parte dell’animo umano. Nei miti, cosi come nei racconti horror, cerchiamo all’esterno paure interne, gli diamo un nome e un volto per affrontarle. C.G. Jungdescrive la personalità umana come una medaglia a due facce: l’insieme di luci e ombre, bene e male. Questi aspetti andrebbero integrati per favorire la crescita umana.
L’ombra è la parte inaccettabile di noi, tanto che viene espulsa fuori e in questo movimento si crea la non accettazione di una nostra parte, che però in quanto nostra, ci insegue. Essa è necessaria: senza luce non c’è ombra, senza il male non esisterebbe il bene, e viceversa.
La proiezione e il conseguente non riconoscimento genera paura
Dividendo e non riconoscendo una nostra parte la mettiamo fuori generando mostri esterni che ci inseguono ovunque. Incontriamo negli altri quelle caratteristiche ripudiate, creando cosi una scissione che da una parte ci dice che noi siamo il buono/la luce e, dall’altra, che tutto quello che è esterno è tenebroso, pauroso, cattivo: il mostro. In questa scissione perdiamo il contatto con una parte di noi, vivendo una vita parziale avvolta dall’oscurità: solo nell’oscurità non vedremo la nostra ombra! Ciò che non riconosciamo ci farà sempre più paura, ciò che avviciniamo al nostro mondo fungerà da stimolo alla nostra crescita. Da qui il bisogno dei racconti mitici sul bene e sul male: le gesta di Ercole per sfidare il mostro celato nella palude; il fascino e lo sgomento di animali fantastici o reali come il serpente; miti e leggende su esseri metà uomini e metà serpenti o draghi; il bisogno di sentire la paura e la suspense tramite un racconto o un film horror: tutto ci avvicina a quella parte spesso non riconosciuta, ma necessaria.
Paura e Piacere:
un’emozione affascinante?
Molte persone sono affascinate dal genere horror, esistono una miriade di film e racconti…ma perché ricerchiamo qualcosa che ci spaventa?
La paura e legata anche al concetto di mistero: “cosa succederà?”. Abbiamo spesso il bisogno di andare oltre i nostri mostri per metterci alla prova immaginativamente. Sentiamo spesso l’impulso di guardare le paure in faccia, tramite uno schermo o altri mezzi, in modo da sentirle vicine, ma allo stesso tempo protetti da una certa distanza. Questo è positivo, in quanto ci permette di osservare e sperimentare alcune reazioni fisiche che nella società dei comfort che abbiamo creato e che ricreiamo in piccolo nel nostro mondo, abbiamo naturalmente perso. In questi casi si tratta di paura indiretta, osservata dall’esterno e quindi legata a una forma di attivazione e di piacere indirettamente acquisito.
Ma il piacere legato ai brividi della paura può portare a condotte estreme, trasformando la ricerca della paura a una condotta simile alla ricerca della droga, mettendo cosi a rischio la propria vita.
L’ormone della paura
Tutte le situazioni di paura, rischio, pericolo, minacce e stress psico-fisico e emotivo aumentano la secrezione di adrenalina, un ormone prodotto dalla porzione midollare delle ghiandole surrenali e dal sistema nervoso centrale che è collegato alla sensazione di onnipotenza e attivazione estrema: l’insieme di paura e piacerepuò creare dipendenza. Tornando al concetto di “scossa” collegato alla paura, l’adrenalina produce una scarica che rende l’individuo più attivo e vigile. Questa scarica a livelli istintivo è necessaria per la sopravvivenza perché prepara alla resistenza e allo sforzo: attacco o fuga.
Paura e Attivazione psico-fisiologica dell’organismo
Abbiamo detto che la paura è una come una scossa, tale scossa porta con sé un’attivazione psicofisiologica specifica caratterizzata da:
- Battito cardiaco accelerato;
- Vasocostrizione nei visceri interni;
- Vasodilatazione nei muscoli;
- Aumento della frequenza respiratoria;
- Elevato turn-over metabolico;
- Aumento della secrezione ormonale.
L’espressione della paura è abbastanza conosciuta e non è specie specifica perché permette di attivare la richiesta d’aiuto: bocca semiaperta con gli angoli girati verso il basso, occhi sbarrati, aperti e fissi, sopracciglia avvicinate con la parte interna spesso in giù, fronte aggrottata, cioè solcata da rughe, sia orizzontali che verticali, in corrispondenza con il corrugamento delle sopracciglia. I muscoli dell’intero viso sono in tensione e l’espressione può restare statica per qualche istante. A livello fisico e mentale si manifesta una scarsa coordinazione legata al disorientamento.
Ci sono diversi gradi di Paura
Tra le paure più comuni ricordimo quelle per gli animali (ragni, serpenti); buio; temporali; altezze; la paura di morire; l’estraneo/straniero/il diverso; le malattie; la guerra; le catastrofi; il parlare in pubblico; la paura di impazzire.
La paura ha differenti gradi di intensità e può trasformarsi in comportamenti pericolosi quando il soggetto agisce la paura. La persona impaurita infatti può usare la rabbia come mezzo per affrontare il dolore che deriva dallo stato di paura: aggredire e distruggere celano il sentimento di pericolo, mettendo il soggetto in una situazione di estremo pericolo per sé e per gli altri. Ne deriva che la paura attraversa stadi di intensità diversi:
Timore: La condizione di chi pensa possa verificarsi un evento dannoso o comunque spiacevole, al quale vorrebbe sottrarsi (il contrario di speranza). Spesso nel timore c’è la speranza di un possibile piacere insieme alla possibilità di perdere lo stesso;
Ansia: quello stato di agitazione, di soffocamento mentale di fronte a situazioni di possibile pericolo o incertezza. La possibilità del pericolo genera un conflitto interno che non trova una controparte positiva nell’affrontare la situazione;
Paura: la possibilità del dolore è cosi tanto presente da portare il soggetto alla fuga (reale o immaginaria);
Fobia: repulsione e paura rispetto una data situazione percepita come terrificante (oggetti, attività, animali). La fobia porta all’evitamento delle situazioni percepite come minacciose;
Panico: tensione e terrore provocano un conflitto che ostacola una strutturazione coordinata di movimenti e pensieri con la conseguente percezione dell’impossibilità di sopravvivere all’attacco mortifero;
Terrore: il dolore è cosi forse che la persona rimane paralizzata sia nell’espressione che nel movimento: l’unica via di fuga è il ritiro verso il proprio mondo interno;
Orrore: violenta repulsione o spavento che provoca sbigottimento e ribrezzo.
Paura e Mito
La paura è l’emozione del “cambiamento”, essa si presenta quando ci addentriamo in un territorio non ben definito, quindi rischioso per l’equilibrio raggiunto. Tra le emozioni, la paura è quella più rappresentata nei miti in quanto essa da una parte grazie a delle immagini viene trasformata in qualcosa di ben visibile, dall’altra ha sia una funzione esorcizzante sia quella di mettere paura, mettere in evidenza i rischi che si possono trovare lungo il proprio percorso di vita. Tutto ciò si collega al “coraggio” (dal lat. tardo coratum, forma pop. di cor cordis ‘cuore’) e “Audacia” (dal latino: audacia, da auder) osare, caratteristiche queste proprie di tutti gli eroi che affrontano con il cuore gli ostacoli per crescere. Le storie che da piccoli ascoltiamo hanno quindi la funzione di rendere la paura umana e di incoraggiarci ad affrontarla con coraggio, perché la fuga dalle paure porta al conflitto interno, crea mostri sempre più grandi e difficilmente affrontabili da soli.
La trasformazione di un mostro in uno scudo protettivo:
il mito di Perseo e Medusa
Nell’antica mitologia greca Medusa è la più famosa e l’unica mortale di tre sorelle mostruose (le Gorgoni) figlie di Forco e Ceto. La bellezza di Medusa attirò l’attenzione di Poseidone che la prese con sé destando l’invidia di Atena. Atena, per vendicarsi, le trasformo i capelli in un groviglio di serpenti e la maledisse: chiunque incrociava il suo sguardo sarebbe stato trasformato in pietra. Al nome di Medusa è connesso quindi la pietrificazione derivante dal trauma, qualcosa che non può essere guardato direttamente negli occhi, con la conseguente paura di ritrovarsi faccia a faccia con le proprie mostruose paure.
Importante nel mito è la figura di Perseo che con un inganno riesce a reciderle la testa, come ad evidenziare che anche l’indicibile terrore può essere affrontato. La testa di medusa diventa per Perseo uno scudo magico che gli permette di acquisire forza per portare avanti le battaglie. Quindi da mostro, la testa di Medusa, si trasforma in amuleto protettivo dal male e dalle ingiustizie.
Emerge da questa breve analisi delle paure come la paura è strettamente legata a ciò che non vediamo. Tutto ciò che per noi è ambiguo e incomprensibile genera paura. Nel mito cosi come nei racconti horror prevale la fantasia e la necessità di avvicinarci a ciò che per noi è sconosciuto, quasi invisibile, ma che comunque genera un’energia vitale. Si tratti di serpenti mostruosi, ragni, della notte cosi come della morte, sono tutte esperienze che da un lato nascondiamo, ma dall’altro procurano una certa curiosità e fiducia nell’affrontarle. Il percorso verso le paure, spesso non è un percorso da fare in solitaria, ogni eroe ha sempre un compagno di viaggio. Si tratta di un percorso alla scoperta delle nostre potenzialità, dei nostri limiti, ma anche dei nostri punti di forza.Dove c’è paura c’è curiosità, quando tiriamo fuori le nostre paure dai cassetti dimenticati nelle nostre soffitte e le mettiamo alla luce del sole, possiamo notare cose positive di noi… le paure non saranno più dei mostri giganteschi, ma dei bisogni dei quali prendersi cura.
Per concludere ecco un breve racconto di Davide Stocovaz, scrittore e sceneggiatore triestino, che bene mette in evidenza ombre e luci di questa emozione Horror:
Aida dorme sempre con le luci accese. Accadde che un giorno avvenne un blackout nella sua palazzina. Di colpo, tutte le sue certezze e le sue sicurezze crollarono. Si trovò immersa nella tenebra. Si sentì subito inerme, indifesa, minuscola e sola. Dannatamente sola. La sua mente partì come cavallo imbizzarrito. Iniziò a immaginare creature informi che si muovevano dagli angoli dell’appartamento e che le si facevano incontro; zanne acuminate, artigli affilati. Presa dal panico, si rannicchiò contro il divano, chiusa su se stessa. Brividi gelidi la facevano tremare. Il silenzio era insostenibile. Passarono i minuti, ma la luce non tornava. Aida comprese subito che non poteva restarsene lì, preda del terrore. Una vocina, scattata nella sua mente, le ordinò di muoversi, di fare qualcosa. Allora, preso un respiro profondo, si alzò, si allontanò dal divano, passo dopo passo. La tenebra l’avvolgeva nel suo abbraccio freddo. Il cuore le martellava nel petto. Si costrinse a fissare il buio, a fronteggiarlo. Quelle sagome abnormi e minacciose la circondavano, sembravano danzare attorno a lei. Non si fermò. Dopo qualche metro, tastò la porta del corridoio. La superò, avanzò lungo di esso. Posò una mano sulla parete, la fece scorrere finché non tastò la scatola del contatore elettrico. Svelta, la aprì, cercò la levetta e la alzò. Di colpo, le luci si accesero nell’appartamento. Aida espirò a lungo. Esausta, si trascinò in salotto e crollò sul divano. Esplose una risata nervosa. Aveva affrontato le tenebre, e aveva vinto.
Bibliografia
Karoly Kerenyi – Gli dei e gli eroi della Grecia (1951, 1958, 1997 ed italiana Saggiatore 2015)
David Miller – James Hillman Il Nuovo Politeismo – La rinascita degli dei e delle dee (prefazione di Henry Corbin) 2016
Jean Sinoda Bolen: Gli dei dentro l’uomo (1994 Casa editrice Astrolabio)
Jean Sinoda Bolen: Le dee dentro la donna (1991 Casa editrice Astrolabio)
James Hillman, Zurigo, “Plotino, Ficino e Vico, precursori, della psicologia junghiana”
Jung C. G., Lotta con l’Ombra (1946) in Opere X Tomo II, Bollati Boringhieri, Torino 1986
Jung C. G., Psicologia dell’inconscio, Boringhieri, Torino 1968
Aida: racconto breve di Davide Stocovaz è uno scrittore e sceneggiatore triestino. Scrive romanzi e racconti di genere horror/thriller/mystery. Tra le sue opere citiamo “Krampus-la leggenda è viva”, Dark Zone Edizioni, “Addendum”, Editrice GDS e “Ombra di Morte”, Elison Publishing.
Sitografia
https://it.wikipedia.org/wiki/Fobos_(mitologia)
https://it.wikipedia.org/wiki/Erebo#Astrazioni
https://unaparolaalgiorno.it/significato/paura
Complimenti!